Pedro Jorge Pereira ha 33 anni, è un attivista ambientale portoghese dalla grande esperienza e dinamizza già da un anno e mezzo visite nel prezioso centro storico di Porto, dichiarato nel 1996 dall’Unesco patrimonio mondiale.
Tuttavia le passeggiate con PJP – da leggersi Pejotapé –, così lo chiamano gli amici, hanno poco a che vedere con i tour indirizzati ai fiumi di turisti che si riversano in città ormai durante tutto l’anno.
Di fatto, della Porto da cartolina che tanto attira i turisti non c’è traccia: niente chiese, monumenti o cantine di vino di Porto. Nel tour eco-sociale di PJP la città viene invece osservata sotto l’ottica della sostenibilità, della qualità della vita e del consumo critico, con lo scopo di riflettere sui costi sociali e ambientali della globalizzazione e del turismo di massa.
I luoghi scelti da PJP sono il punto di partenza per riflessioni su come dovrebbe essere una città sostenibile, infatti a ogni tappa i partecipanti sono invitati a intervenire con le proprie opinioni. Durante il tour eco-sociale passiamo davanti a preziosi caffè ottocenteschi trasformati in ristoranti Mc Donald’s, a progetti di ammodernamento che hanno mutilato lo spazio verde urbano, a orribili parcheggi multipiano in pieno centro, a supermercati in cui è impossibile trovare prodotti a chilometro zero, e in cui addirittura le mele provengono dall’Argentina. È attraverso questi luoghi che PJP ci mostra come Porto stia cambiando, purtroppo in peggio.
Ma quando iniziamo a sentirci frustrati davanti a una città così magica che si trasforma nell’ennesimo parco giochi per turisti, PJP ci porta nei luoghi segreti di Porto, in quei piccoli spazi urbani che in fondo conservano ancora l’anima della città e la rendono così autentica e speciale. Per esempio Il mercato del Bolhão, struttura ottocentesca in ferro battuto che ospita il mercato cittadino più pittoresco e colorato, che solo un movimento popolare ha evitato fosse trasformato un paio di anni fa in un centro commerciale.
Il mercato del Bolhão avrebbe bisogno come l’ossigeno di una ristrutturazione, ma è colpevolmente abbandonato a sé stesso dall’amministrazione comunale. Malgrado la presenza di due supermercati nel raggio di centro metri, molti tripeiros – così sono scherzosamente chiamati gli abitanti di Porto – preferiscono comunque fare la spesa qui, aiutando i suoi venditori a resistere.
Tra gli altri gioielli visitabili durante la passeggiata eco-sociale ci sono le piccole “mercearias”, negozietti di generi alimentari e prodotti locali a conduzione familiare, quasi delle specie in via di estinzione fuori dal tempo che qualsiasi sindaco illuminato proteggerebbe come un gioiello. Non va così a Porto, e infatti le “mercearias” chiudono a ritmi ormai allarmanti, impoverendo sempre più il tessuto sociale del centro storico cittadino. Infine tra le mete del tour è impossibile dimenticare le incantevoli drogherie profumatissime di spezie e prodotti affumicati, che vendono ancora a peso e senza imballaggi di plastica legumi e prodotti biologici e locali.
Durante le tre ore di camminata con PJP abbiamo osservato in presa diretta l’evolversi di fenomeni che in Italia si sono già affermati da tempo, dove più dove meno, peggiorando decisamente il volto e la diversità culturale delle nostre città. Tuttavia, anche nei nostri centri urbani esistono spazi e attività commerciali che resistono all’omologazione, e iniziative del genere sarebbero proprio necessarie per valorizzarle e mostrarle come un esempio virtuoso.
Link: Portodeencontros.blogspot.pt
Pubblicazione: 15/10/2012 – Ultimo aggiornamento: 15/10/2012
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“Marrai a Fura – sostenibilità e partecipazione” (maggiori info qui).