Gli statunitensi spendono quasi il 12% del loro reddito nei negozi di alimentari e nei ristoranti. Se vi sembra tanto, pensate che c’è chi per mangiare spende tra il 50% e l’80% dei soldi che guadagna. Succede nell’Africa subsahariana, dove gran parte dell’esiguo reddito pro capite serve al sostentamento.
Ridurre i costi per l’alimentazione in Africa è un problema complesso che riguarda tra l’altro il commercio mondiale, l’accesso al mercato e la politica di genere. Visto che i campi della maggior parte delle comunità subsahariane dipendono dalla pioggia e visto che in quella zona piove solo fra i 3 e i 6 mesi all’anno, migliorare l’irrigazione può essere un modo semplice per combattere la povertà.
Ci sono tanti modi per irrigare: nei campi del Midwest degli Stati Uniti si usano giganteschi spruzzatori mobili, mentre le risaie, dalla Louisiana meridionale alle Filippine, vengono allagate.
Per l’irrigazione a goccia, o localizzata, si usa pochissima acqua, che viene distribuita alle radici delle piante. Grazie alla sua efficacia, è il metodo che si sta diffondendo più rapidamente nell’Africa subsahariana.
Alcuni studi dimostrano che può raddoppiare la produzione, incidere sul risparmio dell’acqua dal 40% all’80% e ridurre il bisogno di fertilizzanti, pesticidi e lavoro manuale. Un grosso ostacolo, però, è la mancanza di un’erogazione energetica affidabile: perfino gli impianti più piccoli hanno bisogno di una qualche fonte d’energia per far funzionare la pompa idraulica.
Ora una collaborazione innovativa tra università e ong sta sperimentando un modo nuovo per portare l’acqua alle piante: l’irrigazione a goccia fotovoltaica (PVDI – PhotoVoltaic Drip Irrigation).
Schema di funzionamento
Coniugando l’efficacia dell’irrigazione a goccia all’affidabilità di una pompa idraulica a energia solare, questi sistemi non hanno bisogno di batterie, gas o kerosene. E in posti come il Benin, dove per tradizione sono le donne a trasportare l’acqua, spesso per lunghe distanze, può essere un modo per evitare un lavoro massacrante.
“I nostri studi sui gruppi agricoli di donne in Benin hanno dimostrato che, nel corso di un anno, l’irrigazione a goccia alimentata dai pannelli solari ha migliorato in modo significativo l’alimentazione e i redditi delle famiglie”, spiega Jennifer Burney, del programma per la sicurezza alimentare e l’ambiente dell’università di Stanford.
Una collaborazione fruttuosa
Nel 2007 Burney e i suoi colleghi hanno lavorato con l’ong SELF – Solar Electric Light Fund di Washington per installare dei sistemi d’irrigazione in due villaggi del comune di Kalalé in Benin. I sistemi sono stati usati da una trentina di donne, che coltivano gli ortaggi per le loro famiglie e per venderle nei mercati. In entrambi i villaggi l’équipe ha anche creato degli appezzamenti di controllo, che le donne innaffiavano a mano.
Dopo un solo anno di sperimentazione, i risultati sono stati pubblicati sui Proceedings of The National Academy of Sciences e sono molto incoraggianti: i sistemi di irrigazione a goccia alimentati dai pannelli solari hanno fornito una media di 1,9 tonnellate di prodotti al mese, senza incidere sulla coltivazione continuativa di alimenti importanti come mais, sorgo, yam e manioca. Ogni famiglia otteneva tra i 500 e i 700 grammi di verdura al giorno, permettendo di venderne di più al mercato e ricavare così i soldi per comprare altri alimenti come carne, latte e formaggio.
Il progetto in Benin rappresenta una fusione unica tra ong e università. La collaborazione ha permesso ai ricercatori di stimare meglio i costi: per installare un sistema d’irrigazione solare servono circa 18.000 dollari e meno di 6.000 per la manutenzione. In base ai ricavi previsti, i sistemi dovrebbero riuscire a ripagarsi in meno di 2 anni e mezzo.
Rispetto ai metodi d’irrigazione che dipendono da benzina, diesel o kerosene, il PVDI ha senz’altro maggiori costi iniziali, ma sul lungo termine, sostiene Burney, è comunque più economico. Per non parlare del valore aggiunto di non produrre emissioni di carbonio.
Video
Link
► stanford.edu/…
► woods.stanford.edu/…
► rdmag.com/…
► seedmagazine.com/…
► self.org
L’articolo è apparso su Internazionale
(n. 842 del 16 aprile 2010), il settimanale che riporta “il meglio dei giornali di tutto il mondo” .
Il titolo originale dell’articolo è “Innaffiate dal Sole – Mette insieme l’efficacia dell’irrigazione a goccia e l’affidabilità dei pannelli solari: è una nuova tecnologia che aiuta le donne del Benin ad avere raccolti più abbondanti”.
Autore: Maywa Montenegro, Seed Magazine, Stati Uniti.
Immagine: Chiara Dattola.
Traduzione: sdf
Fonte: internazionale.it
Pubblicazione: 19/04/2010 – Ultimo aggiornamento: 19/04/2010