mcitaly3Ha recentemente riempito, per qualche giorno (s’intende), le prime pagine delle principali testate nazionali, l’affaire McItaly – il panino commercializzato da McDonald’s col beneplacito e l’approvazione del Ministro dell’Agricoltura Zaia.

Come spesso accade in questi casi e in questo Paese, la questione ha sollevato accese polemiche per poi sgonfiarsi abbastanza velocemente, troppo velocemente.

Slow Food però non ci sta ed accoglie nel suo sito uno speciale chiaro, approfondito, informativo e divulgativo sul panino della discordia.

La posizione del Ministro è facilmente riassumibile: la ggente va al fast food, tanto vale quindi che ci vada a mangiare qualcosa di buono, sano e al 100% italiano. Ci sarebbe, insomma, anche una forte valenza educativa dietro il panino col quale McDonald’s vuole incontrare il gusto italiano. Per non parlare del tornaconto economico: «McD rappresenta un importante sbocco in nuovi segmenti di mercato per i nostri contadini. La nostra agricoltura non poteva perdere quest’occasione» ha detto il Ministro.

La questione varca i confini nazionali e Matthew Fortcritico gastronomico del Guardian e amante della cucina italiana – scrive che la decisione del ministro italiano di promuovere il McItaly è «un atto mostruoso e un tradimento nazionale».

Zaia non si fa attendere e, in estrema sintesi, liquida Fort come nostalgico dello stalinismo. La butta, insomma, sulla politica; anche se si parlava di panini.

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Ecco un altro motivo per cui l’analisi di Slow Food merita di essere letta: perché parlando di un panino non cita Stalin.

Dell’analisi in questione riportiamo di seguito la conclusione (per capire se, insomma, sto panino va e fa “bene” oppure no):

«Il McItaly è una furbissima quanto efficace operazione di marketing, simile alle tante che abbiamo visto in questi anni dall’industria alimentare. Ma una realtà che considera il cibo come commodity e i clienti come semplici consumatori ha un’unica stella polare: il fatturato. Poco da obiettare, McD faccia i propri interessi, ma non fatecela passare come mission economico-educativa dalle alte valenze etiche. Per noi rimane sempre una brutta storia».

La conclusione è chiara ma è il modo in cui ci si arriva che merita attenzione: si tratta di informazione, non caricata da slogan e retorica infinita. Partire dai fatti, non da pregiudizi e interessi più o meno personali, e saper parlare serenamente di un panino; se non lo fanno i politici, ascoltiamo chi ancora lo sa fare.

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Maggiori informazioni:

Speciale McItaly, sul sito di Slow Food: sloweb.slowfood.it/…
Matthew Fort, sul Guardian: guardian.co.uk/…
Corriere della Sera: corriere.it/…

Pubblicazione: 25/02/2010 – Ultimo aggiornamento: 25/02/2010

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