Siccità senza eguali colpisce la Cina sud-occidentale. È solo colpa del tempo?
310 reservoirs, 580 fiumi e 3600 vasche completamente prosciugate solo nello Yunnan, regione a sud della Cina, a causa della siccità più grave mai vista nel continente. Un problema regionale che sta mettendo in crisi l’agricoltura di tutto il sud est asiatico (il prosciugamento del bacino idrico del fiume Mekong ha colpito il sostentamento di milioni di contadini in Tailandia, Laos, Cambogia e Vietnam).
Si stima che solo in Cina circa 20 milioni di persone siano soggette a shortage di acqua potabile. Se il governo attribuisce la crisi al fatto che non sia piovuto per oltre sei mesi, forse a causa del cambiamento climatico, alcuni scienziati e attivisti ambientalisti mettono sotto accusa le numerose centrali idro-elettriche cinesi che non farebbero altro che peggiorare gli effetti della siccità e aumentare la “competizione” per la risorsa idrica.
Se il governo cinese affronta il problema in vari modi, anche cercando di causare piogge in maniera artificiale, e il vice ministro per l’acqua ipotizza che in futuro si dovranno organizzare spostamenti di massa di popolazioni dalle zone soggette a siccità a zone più ricche d’acqua; la società civile cinese si organizza. Fioriscono iniziative private di solidarietà per portare acqua alle popolazioni rurali. Nicolò, il nostro attivista ecologista in Cina ha partecipato a una di queste missioni.
Ecco il resoconto del Il viaggio dell’acqua di Nicolò: solidarietà tra i cinesi “cittadini” e le popolazioni rurali affette dalla siccità.
“Pioggia sullo Yunnan”: cosi il China Daily del 29 Marzo 2010 titola uno dei suoi articoli di prima pagina. Il tono sensazionalistico sarebbe fuori luogo se non fosse che nella zona sud-occidentale della Repubblica Popolare Cinese non piove da ottobre dell’anno scorso. “È la prima pioggia da allora” dice un contadino intervistato dal quotidiano, “ma è durata solo tre ore, dalle 3 alle 6 di mattina”.
Quella che è già stata definita la più grave siccità del secolo, si è abbattuta sulle province di Guizhou, Yunnan, Sichuan, Chongqing e Guangxi, e non sta dando tregua ai suoi 61,3 milioni di residenti e ai loro 5 milioni di ettari di terreno.
Eden incontaminato per neo-hippy che evadono dal lavoro e dalla vita di città, lo Yunnan dalle vallate sconfinate e dalla vita semplice è nell’immaginario nazionale la meta turistica ideale in cui perdersi e ritrovarsi. I suoi pozzi prosciugati e le sue dighe inaridite hanno impietosito a tal punto giornali e tv che per coprirlo mediaticamente, hanno finito per dimenticare province con meno fascino ma col medesimo problema.
Di questo se ne accorge anche la nostra amica Baozhu, che un sabato sera di fronte a un tè ci racconta:
“Mi ha telefonato un mio amico dalla contea di Dushan, nella provincia del Guizhou, lì non piove da Giugno dell’anno scorso, e dal 25 Marzo è stato varato un piano di approvvigionamento dell’acqua che prevede la divisione della contea in due aree. Ogni area ha diritto all’acqua corrente una volta ogni tre giorni per sette ore. Si calcola però che se non pioverà entro il prossimo fine settimana, per la Festa dei Morti, l’acqua della riserva durerà solo altri 20 giorni.”
Baozhu è una ragazza appassionata, non riesce a rimanere indifferente a tutto ciò, anche noi siamo scossi, ma non abbiamo il coraggio di dire:
“Perché non andiamo noi a portare l’acqua? Per il ponte della Festa dei morti abbiamo diritto a tre giorni di vacanza, li possiamo sfruttare per farci un viaggetto nel Guizhou e portare l’acqua”.
L’indomani ci ritroviamo a cena. L’idealismo di Baozhu si è concretizzato durante la notte. Ci parla di iniziare una raccolta fondi tra i nostri colleghi e amici per comprare acqua e portarla nelle scuole di campagna della contea di Dushan, che proprio per la loro posizione remota sono le più affette dalla siccità e rischiano di interrompere le lezioni prima della fine di Aprile. L’amico di Baozhu le ha fornito un contatto preziosissimo, si chiama Longge ed è un ufficiale di governo della contea di Dushan, che ci aiuterà ad indicarci le scuole, prenotare l’acqua e i furgoni in cui portarla. Ci poniamo di raggiungere un obbiettivo minimo di 100 confezioni d’acqua e uno massimo di 200.
Saremo in quattro a partire da Guangzhou per Guiyang, capoluogo del Guizhou, il venerdi mattina. Abbiamo tempo da lunedì a giovedì per il fund-raising.
Ognuno di noi si impegna ad appendere avvisi sulle bacheche dei propri uffici, inserire messaggi che invogliano a donare sui propri account Messenger. Siamo sorpresi dalla risposta entusiastica che ci danno tutti coloro ai quali illustriamo il nostro progetto, e sorpresi ancor di più dalle loro generose offerte.
Al di là di ogni aspettativa, mercoledì siamo già in grado di prenotare 620 confezioni per 18 litri d’acqua ciascuna, ma data la difficoltà che si ha a Dushan nel recuperarla, Longge riesce a prenotarcene solo 360. Giovedì, riusciamo a strappare a un rivenditore di Guiyang 530 confezioni. Venerdi mattina, arriviamo all’aeroporto di Guiyang con 20.700 rmb (circa 2.700 euro) per pagare 900 confezioni d’acqua da portare a tre scuole. Un giornalista e sua moglie ci aspettano per unirsi a noi. Foto di gruppo e via!
Il Guizhou è una delle province più povere della Cina. La sua popolazione è costituita per la maggior parte da 18 delle 56 minoranze etniche che compongono l’eterogeneo panorama umano cinese. Sebbene all’apparenza inserite armoniosamente nel contesto sociale, le minoranze (la cui lingua, usi e costumi, persino l’abbigliamento li differenzia dai cinesi propriamente detti, ossia di etnia Han) vivono spesso in condizioni di povertà e degrado. Divisi tra l’orgoglio per le proprie origini e la vergogna, si autoconfinano ma sono anche confinate ai margini, e storicamente abitano le zone meno ospitali del paese.
Dopo 4 ore di autobus, arriviamo finalmente a Dushan, una cittadina di provincia come molte in Cina. Longge ci aspetta alla stazione nella sua giacca rossa. È eccitato e lo dà a vedere. A pranzo ci parla di come ha organizzato il pomeriggio: la nostra tappa sarà la scuola media di Tangli nel distretto di Bensai. Non perdiamo tempo e partiamo subito col cibo sullo stomaco.
Come spesso accade, gli autisti sono i più attendibili cronisti, e il nostro non lo è da meno, è della minoranza Shuizu e risponde alle curiosità che gli chiediamo con precisione:
“La più grande riserva d’acqua della contea dista da Dushan-città circa 30 kilometri. Vedete queste auto-cisterna che fanno avanti e indietro? Portano l’acqua dalla riserva alle campagne. Ma non so quanto durerà questo piano di approvvigionamento se non continua a piovere. Non si ricorda una siccità tale dal 1972. In realtà l’acqua nel sottosuolo c’è ma a noi mancano i soldi per trivellare il terreno. 4000 rmb (circa 400 euro) per un buco di 40 metri, e chi ce li ha? Basterebbero solo tre giorni di pioggia per riempire le nostre dighe. Ecco, vedete?”
Scendiamo per fotografare la seconda diga più grande della contea quasi completamente prosciugata. Sul lato destro della strada, uno striscione rosso invita a restare “UNITI CONTRO LA SICCITÀ”.
Chiediamo al nostro autista se altri volontari come noi sono venuti per portare il loro aiuto.
“Sììì tantiiii! Due giorni fa ad esempio è venuto un gruppo di ragazzi da Shenzhen”.
Qualcuno ci ha preceduto e ne siamo contenti. Dopo il terremoto del Sichuan del 12 Maggio 2008, in cui migliaia di volontari accorsero in modo spontaneo e con mezzi propri da ogni parte del paese per portare il proprio aiuto agli sfollati, sembra che i cinesi, soprattutto i cinesi della Cina orientale, ricca e urbanizzata, abbiano acquisito un nuovo grado di consapevolezza verso i loro compatrioti più poveri e arretrati della Cina occidentale, e sono da allora capaci di grandi azioni di solidarietà. Il progetto politico di “Sviluppo dell’Ovest” avviato nel 2000, che si propone di accorciare le distanza economiche e sociali tra l’oriente e l’occidente cinese entro il 2050, sembra aver attecchito nell’animo dei cittadini della Repubblica Popolare.
Arriviamo alla scuola. Il camion con l’acqua sosta fiero accanto a un palchetto inaspettatamente allestito per noi nel cortile. Prendiamo posto, e di fronte a noi 1.200 studenti allineati perfettamente ci guardano in silenzio reverenziale. Longge ci presenta, il Preside ci ringrazia, Baozhu racconta alla folla cosa ci ha spinto a venire fin lì. Dopodichè creiamo una catena umana e aiutati dai bambini più grandi, l’acqua finisce dritta dritta nelle classi.
Dopo aver sciolto le fila e augurato buone vacanze per il ponte dei morti a tutti, il preside si dedica a noi:
“5 giorni fa abbiamo fatto scavare vicino alla scuola un pozzo profondo 48 metri ma l’acqua che ne è uscita fuori era sporca e puzzolente, imbevibile. Da novembre dell’anno scorso, soprattutto i bambini che vivono più su in montagna, devono farsi 5 kilometri a cavallo per raggiungere il primo pozzo comune in cui prendere l’acqua. Due terzi dei nostri studenti vive sotto la soglia di povertà, per molti di loro questa è la prima volta che bevono acqua pulita”.
Fa già buio, e questo è un piccolo villaggio dove tutti si conoscono, il preside ci porta a cena a casa di suo fratello dove ci ubriachiamo con grappa di riso.
In Cina si dice che per la festa dei morti piova dappertutto come se il cielo pianga per i suoi scomparsi, ed in effetti l’indomani mattina piove anche qui, ma è una pioggia sottile che si adagia sul terreno senza penetrarlo. Sulla strada per la scuola elementare Lalin Baijiu dove stiamo portando 200 confezioni d’acqua, ci fermiamo per vedere i campi coltivati a rape secchi e dimezzati. Dall’inizio della siccità si calcola che nella zona sud-occidentale della Cina ci sia stata una perdita di 23,7 miliardi di rmb (quasi 3 miliardi di euro).
Arrivati alla scuola, due insegnanti ci danno il benvenuto, gli studenti sono in vacanza, anche se nel campetto di pallacanestro qualche bambino volenteroso ci aiuta a scaricare l’acqua in una classe. Siamo in anticipo sulla nostra tabella di marcia e ne approfittiamo per fare un giretto nei paraggi. I maestri ci accompagnano a vedere uno dei sette pozzi comuni della zona, quello che finora ha fornito alla scuola l’acqua che ormai inizia a scarseggiare. Un uomo ci entra dentro per mostrarci la fatica di procacciarsene un secchio. L’acqua che lo riempie è sporca come se ormai si raschiasse il fondo del pozzo.
Proseguiamo per la scuola media Fengyang, ultima destinazione delle nostre ultime 330 confezioni d’acqua. L’unica sorgente della scuola è anche utilizzata dai contadini, e sta quasi per prosciugarsi. Baozhu fa amicizia con una bambina che ci gira intorno, ha 11 anni ma ne dimostra molti di meno. Ci porta a casa sua, una capanna di pietra che condivide con la mamma, il papà, un bufalo d’acqua e un maiale. Sua mamma si lamenta di come la siccità abbia decimato il raccolto e le loro entrate, che normalmente si aggirano intorno ai 500/600 rmb l’anno (circa 60 euro). Eppure sua figlia può ancora permettersi di andare a scuola, altri bambini dovrebbero farsi 5 ore a piedi per raggiungerla, l’autobus costa 200 rmb al mese per un totale di 2000 rmb (quasi 200 euro) l’anno che qui risulta essere una spesa proibitiva. Abbandonare la scuola diventa una scelta obbligata. Salutiamo la nostra piccola amica.
Facciamo ritorno a Dushan-città, dove ringraziamo Longge, il nostro autista chiacchierone e tutti quelli che ci hanno accompagnato in giro per la contea e ci mettiamo in cammino per Guiyang. Sull’autobus scriviamo tra mille sobbalzi e mille risa “Grazie a te, i bambini di Dushan potranno continuare ad andare a scuola” su 130 cartoline che daremo ai nostri donatori una volta ritornati a casa, a testimonianza che a Dushan ci siamo stati.
Baozhu mi chiede di versarle un po’ d’acqua. Vado per riempirle il bicchiere ma lei mi ammonisce: “Di meno, di meno”. L’acqua non arriva nemmeno a metà, ma è effettivamente quello che basta per dissetarla.
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Pubblicazione: 21/06/2010 – Ultimo aggiornamento: 21/06/2010
This post was mentioned on Twitter by burz, Anita M. Cerpelloni.