Può una grave emergenza ambientale trasformarsi in opportunità di riscatto sociale? Sembra un paradosso ma nelle Filippine accade già da più di un anno.
Si tratta dell’operazione “Invisible Sisters“, un progetto di Ann Wizer, artista ed ambientalista autrice di tante iniziative di riuso etico.
L’idea è nata dall’osservazione dei sobborghi più poveri di Manila dove l’immondizia si accumula inesorabilmente tra dimore fatiscenti e abitanti che non hanno altre possibilità lavorative oltre al lavaggio della biancheria e alla guida di risciò. Non hanno altre competenze né alcun tipo di strumento o attrezzatura. Eppure queste persone vivono a pochi passi dai migliori quartieri della città, hanno fantasia, talento, dignità, ma non hanno opportunità. Nel frattempo nessuno si preoccupa dei miliardi di sacchetti di plastica che ricoprono terreni e coste: non si sa cosa farne e si finisce col non farci più caso. In più si aggiungono tutti gli scarti industriali scaricati nel territorio abusivamente e una montagna di rifiuti elettronici di ogni genere.
Partendo da questa situazione Ann Wizer ha pensato di utilizzare i rifiuti come materiale da riutilizzare attraverso un’attività lavorativa. Bisognava creare qualcosa di semplice per coloro che non potevano allontanarsi da casa per lavorare e in particolare per le donne più povere. Le venne allora l’idea di ridurre i sacchetti in sottili strisce da lavorare all’uncinetto per creare delle borse e delle tovaglie. L’attrezzatura necessaria si riduceva, dunque, al solo uncinetto, un oggetto del costo di 0,60 dollari.
Oggi sono coinvolte nell’iniziativa quasi 200 donne, le “invisible sisters”.
Si incontrano settimanalmente accompagnate dai loro 500 bambini, chiacchierano, confrontano le loro realizzazioni, si scambiano consigli e dopo lavorano tutte insieme. Ann le segue individualmente aiutandole a creare le loro borse, a curarne i dettagli, a scegliere gli accostamenti cromatici. I prodotti vengono infine venduti dando così alle donne la possibilità di ottenere un beneficio economico con il loro talento e il loro sforzo.
Le valenze positive di questa iniziativa sono molte e tutte di forte impatto sociale:
► riduzione dei rifiuti;
► responsabilizzazione della comunità nei confronti delle conseguenze di errati processi manufatturieri;
► riduzione della povertà delle donne e delle madri in particolare;
► sviluppo della manualità e della capacità creativa di vedere nei rifiuti materiali ancora utili;
► recupero di tradizioni femminili legate al cucito, al ricamo, alla maglia;
► creazione di oggetti di alto livello estetico e ambientalmente sostenibili.
“Invisible sisters” è, dunque, l’uovo di Colombo, un’idea semplice per un problema complesso, un’occasione di sviluppo sostenibile che nasce come una splendida fenice sulle ceneri dello sviluppo economico e industriale.
Video: le “Invisible Sisters” realizzano borse dai sacchetti di plastica
Sito: invisiblesisters.org
Fonte: invisiblesisters.org
Pubblicazione: 10/02/2010 – Ultimo aggiornamento: 10/02/2010
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